Il nuovo medagliere e la sala della scultura barocca

Sala del medagliere
Il nuovo allestimento mette in gran risalto l’unicità del medagliere mediceo lorenese, vengono esposte le sculture barocche, in evidenza Costanza Bonarelli del Bernini

Questa mattina è stato presentato il riallestimento del Medagliere e della contigua sala dedicata alla scultura barocca. Il progetto ha perseguito la valorizzazione, secondo aggiornati criteri museografici e storiografici, della straordinaria collezione di medaglie del Bargello (che conta oltre 10mila pezzi) e delle sculture sei-settecentesche in materiali diversi, opere dei massimi esponenti del Barocco romano e toscano, da Gian Lorenzo Bernini e Francesco Mochi Alessandro Algardi, da Giovanni Battista Foggini a Giuseppe Piamontini e Massimiliano Soldani BenziMedaglie, ritratti marmorei, ma anche bronzetti e bozzetti, in cera e in terracotta, opere tutte più note agli studi che al grande pubblico, di primaria importanza culturale e artistica all’interno del patrimonio italiano.

Il Medagliere nel nuovo allestimento, ospita alcuni degli esemplari più rilevanti, dal Quattrocento all’Ottocento, tra i tanti custoditi nel Museo, che può vantare una raccolta di oltre diecimila pezzi, tra le più ricche e pregiate collezioni al mondo. Al centro della sala, due vetrine celebrano rispettivamente la medaglia fusa rinascimentale e le medaglie medicee, queste ultime in rapporto diretto con la serie di medaglioni in porfido di Francesco del Tadda che decorano la sommità di una delle pareti. Le vetrine storiche sono poi rispettivamente dedicate a quattro diversi nuclei tematici, con medaglie papali, ritratti di artisti e letterati, rovesci con architetture e una selezione di medaglie fuse del barocco toscano. Per la prima volta in assoluto, accanto alle medaglie sono esposti anche alcuni coni e un punzone, di cui pure il Bargello possiede un’importantissima raccolta, utili a fornire ai visitatori spunti sulle tecniche di produzione medaglistica. Alle spalle della cera di Mochi e della rispettiva medaglia, che già introducono alla successiva Sala Barocca, la parete di fondo accoglie infine una selezione di medaglie straniere in oro, emblematiche degli intensi rapporti diplomatici intrattenuti dalla famiglia Medici, mentre in una vetrina apposita sono esposti due medaglioni in bronzo dorato di Jacopo Bonacolsi detto ‘L’Antico’, capolavori della plastica fusa rinascimentale.

La Sala della scultura barocca alla corte dei Medici si apre con la celeberrima Costanza Bonarelli del Bernini, che, rimasta a lungo nello studio berniniano, nel 1645 fu donata probabilmente dallo stesso scultore al cardinale Giovan Carlo de’ Medici (1611-1663), confluendo così nelle collezioni fiorentine e venendo subito esposto nella Galleria delle statue degli Uffizi, accanto al Bruto di Michelangelo. Il ritratto fu trasferito al Bargello nel 1873, divenendo oggetto di frequenti spostamenti nelle sale, vista la difficoltà di allestire un emblematico ritratto barocco in un contesto di capolavori prevalentemente rinascimentali. Il ritratto, divenuto celeberrimo, illustra lo sviluppo dei rapporti tra scultori del barocco romano e quello fiorentino, capitolo indispensabile ma finora assente nelle scelte museografiche del principale museo di scultura italiana al mondo. Per dare conto dell’attenzione al dato naturale di primo Seicento, una vetrina è stata dedicata al cosiddetto ‘scorticato’, primo modello anatomico in cera del corpo umano, che fu realizzato a seguito di ripetute sessioni di studio dal vivo compiute da Cigoli presso l’Ospedale fiorentino di Santa Maria Nuova, di cui sono testimonianza vari disegni preparatori. A metà Seicento l’opera fu acquisita da Francesco Fontani, cortigiano della granduchessa di Toscana Vittoria della Rovere (1622-1694), per essere poi venduta al cardinale Leopoldo de’ Medici (1617-1675). La cera è affiancata dal bel bronzetto di Giovanni Battista Foggini, che documenta la fortuna del pezzo, da cui furono tratte nei secoli numerose copie.

E ancora, sono nuovamente esposti alcuni bozzetti in terracotta e in cera, in deposito da diversi decenni, tra cui il bozzetto in terracotta per il monumento funebre di papa Innocenzo XI Odescalchi, acquistati dallo Stato italiano agli inizi del Novecento per il Bargello, con una nuova consapevolezza nel campo della tutela e la volontà di creare un Museo della scultura di respiro più ampio. Il mecenatismo di Cosimo III determinò il rifiorire del bronzetto fiorentino e favorì, sulla scorta di Algardi, il locale ritorno in auge della scultura a rilievo. Un singolare busto, forse raffigurante il cardinale Giovan Carlo de’ Medici, attribuito recentemente a Giovanni Gonnelli, detto “il cieco di Gambassi”, rappresenta una rarissima sopravvivenza di ritratto in terra cruda ed è esposto per la prima volta al pubblico. Il San Luigi di Francia di Giuseppe Piamontini, tra i più importanti bronzetti barocchi conservati al Bargello, e parte della celebre serie di dodici bronzetti commissionati dall’Elettrice Palatina per i suoi appartamenti di Palazzo Pitti, trova una nuova collocazione in questa sala.

Sono inoltre esposti per la prima volta al pubblico quattro dei modelli in cera, recentemente donati al Bargello dal marchese Leonardo Lorenzo Ginori Lisci, in dialogo con la collezione permanente del Museo. L’originalissimo Vaso con il Trionfo di Nettuno, ideato da Massimiliano Soldani Benzi nel 1721, e derivato dalle forme vendute nel 1744 al Marchese Carlo Ginori dal figlio dello scultore, Ferdinando, e il grande rilievo in cera di Giovan Battista Piamontini, con il Massacro degli Innocenti, da un modello di Giuseppe Piamontini. Inoltre sono esposti l’Apollo e Dafne, mutuato dal celeberrimo capolavoro del Bernini, e La morte di San Benedetto, da un modello di Massimiliano Soldani Benzi. La donazione dell’importante corpus di cere consente di illustrare l’interesse del marchese Carlo Ginorifondatore della prestigiosa Manifattura nel 1737, la prima in Italia, a plasmare il cosiddetto “oro bianco” che fin dai primissimi anni di attività acquistò numerose forme dalle botteghe dei principali scultori fiorentini, perché fossero poi utilizzate nella produzione di porcellane, dando così impulso ad una produzione scultorea originalissima e nuova forza al prestigio della scultura barocca fiorentina, che diventò ricercatissima nelle corti italiane ed europee.
Sculture, bozzetti e medaglie, materiali e tecniche diverse esemplificano la sontuosità della produzione fiorentina barocca.

Paola D’Agostino, direttore dei Musei del Bargello ha dichiarato: “Dedico il riallestimento, con il busto di Costanza Bonarelli, alle donne che hanno subìto e subiscono violenza tutti i giorni”.
Protagonista assoluto del riallestimento della Sala Barocca del Bargello, il busto di Costanza Bonarelli, nobildonna e mercante di origini senesi nonché amante del grande artista Costanza fu sfregiata su mandato del Bernini stesso, all’indomani della scoperta della relazione di lei con il fratello dello scultore. “Costanza Bonarelli è una delle mie sculture preferite – ha detto Paola D’Agostino, – e il riallestimento è dedicato a tutte le donne che hanno subito e che subiscono violenza tutti i giorni, perché la sua è una storia triste ma anche una storia di grandissimo riscatto durante la vita e dopo, nei secoli. Costanza è stata infatti una donna straordinaria che, grazie alla sua forza, ha vissuto una vita lunga e intensa: è stata una mercante d’arte, una donna di successo, ha vissuto in ottimi rapporti con la corte papale. È stata la donna per la quale Bernini ha fatto quello che nessun artista aveva mai fatto prima, ovvero concedersi la grandissima libertà, da artista del Papa, di realizzare un ritratto della persona che amava, un ritratto realizzato per sé stesso e non per un committente, conservato nel suo studio prima che – accecato dalla gelosia – decidesse di farla sfregiare, minando così quella bellezza che aveva voluto immortalare”.
“Il ritratto – continua D’Agostino – arriva a Firenze alla metà degli anni ’40 del Seicento e i Medici, nella loro genialità collezionistica, lo espongono nella galleria delle statue, accanto al Bruto di Michelangelo, anch’esso conservato al Museo Nazionale del Bargello. Spero che chi verrà qui ricorderà il passato e penserà al futuro guardando ad un ritratto parlante, meraviglioso e di grandissima forza