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Alberello

Nella prima metà del XVII secolo, a Palermo, è nota la produzione di albarelli da speziale. In essi la decorazione di fondo, spesso “a trofei” come in questo caso, è quasi sempre interrotta da un medaglione frontale entro cui campeggia un Santo. Tra i maiolicari siciliani che si contraddistinguono per forme e colori, si annoverano Girolamo, Bartolo e Cono Lazzaro, che lavorano a cavallo del XVI-XVII secolo; l’ultimo testimone della famiglia Lazzaro fu Cono che morì probabilmente a seguito della pestilenza nel 1626 ma, come suoi predecessori, aveva portato avanti il decoro “a trofei” sia sugli albarelli che sui vasi “a bombola”. Il Santo qui raffigurato pare corrispondere a Sant’Antonio abate, secondo l’iconografia che divenne popolare dal Medioevo, con i gigli, simbolo di purezza e il libro nella mano sinistra, emblema della sua scienza e del suo insegnamento sempre ispirato dalla Bibbia. I vasi palermitani sono spesso contrassegnati dalla sigla SPQP, che ritroviamo anche nell’albarello in analisi, e che significa Senatus Populusque Panormitanus.

Scheda tecnica

Titolo dell'opera Alberello
Data 1621
Tecnica ceramica/ smaltatura
Inventari
Inv. Maioliche (Bargello) n. 1948
Collezione Museo del Bargello