Cristo crocifisso
La scultura, non modellata sul retro e sui fianchi, era stata progettata per essere applicata su una croce. In occasione di un restauro (2017) è stata rimossa quella in legno dipinto di nero, di fattura moderna e non coerente con l’avorio. L’opera è giunta al Museo Nazionale del Bargello attraverso il lascito della collezione di Louis Carrand, che lo esponeva nel suo salotto (AMNB, Inventario Solenne, n. 968, cit. in Chiesi in Ciseri 2018, p. 230). Riferito all’arte italiana da Supino (1898), era attribuito da Giusti alla scuola di Giovanni Pisano con una datazione al primo decennio del Trecento (1981). Il riferimento alla scultura italiana, e più precisamente toscana del Trecento è stato confermato da Chiesi, che sottolinea come nella resa formale e stilistica la scultura presenti elementi discordanti e non omogeni: a dettagli di naturalismo (volto drammatico con la mandibola rilasciata, muscoli addominali plasticamente accennati), si associano soluzioni di esasperato antinaturalismo, ravvisabile nelle costole e nel torso allungato. In assenza di validi confronti con la scultura eburnea coeva, la studiosa evidenzia consonanze con la scultura lignea toscana della prima metà del Trecento: “i capell che ricadono sul petto in grosse ciocche attorte, sembrano una citazione maldestra dei Crocifissi di Giovanni Pisano e di Marco Romano” (Chiesi in Ciseri 2018, p. 231). Tuttavia la distanza qualitativa rispetto alle opere dei due maestri, indica una datazione più tarda, al secondo quarto del secolo (Ivi).
Scheda tecnica
| Titolo dell'opera | Cristo crocifisso |
|---|---|
| Data | 1325 - 1350 |
| Tecnica | avorio/ intaglio |
| Dimensioni | Larghezza 17cm Altezza 17cm |
| Inventari |
Inv. Collezione Carrand (Bargello) n. 89
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| Collezione | Museo del Bargello |