Collezioni

Piatto

Angelo e Ludovico Picchi

La posa delle figure e in particolare quella di Tisbe, pronta a gettarsi sulla spada che ha trafitto l’amante, presume la conoscenza di una fonte grafica a cui il pittore si è rivolto; si segnala, in merito, l’incisione relativa al mito, opera di Bernard Salomon inserita in “La vita et métamorphofes d’Ovidio”, edita a Lione nel 1557, che, tuttavia, non esclude un modello precedente. Un piatto con lo stesso episodio mitologico, passato in asta, adotta in sostanza lo stesso impianto decorativo aggiungendo solo un cavallo bianco in secondo piano e, sulla vasca della fontana, ricorre una scritta con identica grafia e consonanti raddoppiate. La bottega durantina risulta molto attiva tra la metà e gli anni sessanta del 1500, come suggeriscono i cospicui nuclei a questa attribuibili conservati nei Musei di Arezzo e di Braunschweig. Il nome di Andrea Negroponte, indicato sul verso della coppa di Arezzo, è stato in origine associato a quello del pittore ma, mancando una documentazione d’archivio che supporti una produzione così prolifica e peculiare nel panorama maiolicaro durantino, è stato in seguito ipotizzato che questa ben riconoscibile serie di maioliche sia in effetti da attribuire alla bottega di Ludovico e Angelo Picchi, noto e apprezzato atelier di Casteldurante.

Scheda tecnica

Titolo dell'opera Piatto
Autore Angelo e Ludovico Picchi
Data 1560 - 1570
Tecnica ceramica/ smaltatura
Inventari
Inv. Maioliche (Bargello) n. 2110
Collezione Museo del Bargello