ritratto di Costanza Bonarelli
Bernini Gian Lorenzo
La scultura raffigura Costanza Piccolomini Bonarelli, moglie di un aiuto del Bernini, Matteo Bonarelli (o Bonucelli), e amante dell’artista stesso. La vicenda abbastanza burrascosa fu segnata anche da un tradimento della donna con il fratello del Bernini, Luigi, e dalla successiva vendetta dell’artista che incaricò un servitore di sfregiare il volto di Costanza. Per questo motivo le prime due fonti autorevoli sull’opera berniniana, il Baldinucci (1682) e il figlio del Bernini (1713), citano con reticenza questo busto indicandolo come ritratto di Costanza Piccolomini, per sviare ogni riferimento all’episodio. I fatti sono testimoniati in un documento conservato alla Biblioteca Nazionale di Firenze (cfr. McPhee in Lo Sfregio 2022, pp. 31-32). La McPhee ricorda che dopo l’efferata violenza il servitore fu esiliato, Bernini continuò a lavorare per il papa, mentre la donna venne rinchiusa in un istituto femminile vicino al Pantheon dove rimase quattro mesi. Dall’istituto di Casa Pia, Costanza scrisse un’accorata lettera al governatore di Roma, affinché le concedesse di essere riconsegnata alla tutela del marito. La giovane ottenne il consenso e Matteo Bonarelli la riprese con sé. Dopo la scomparsa del consorte, Costanza ereditò la bottega scultorea che gestì fino alla morte avvenuta nel 1662. Possedeva una straordinaria collezione di dipinti e sculture che successivamente confluì nelle mani della famiglia papale Chigi. Il celeberrimo marmo, non documentato poiché non commissionato, ma realizzato dal Bernini come scultura privata, è databile al 1637-1638 circa (Bacchi in Lo sfregio 2022, p. 39). Il busto si distingue per immediatezza di espressione, che coglie la donna in un movimento fuggevole della testa con la bocca socchiusa quasi a suggerire un dialogo; il vivace realismo che caratterizza la figura nel trattamento dei capelli e della veste scomposta costituisce un unicum nella scultura coeva. L’opera è stata ricavata da un unico blocco e l’inserimento di un plinto posto tra peduccio e busto indicava la precisa posizione in cui collocare il marmo. Costanza risulta quindi voltata verso destra, mentre le spalle appaiono suggerire un movimento opposto, come se lei fosse stata colta nel momento di girarsi da sinistra. Tale dinamismo è ottenuto dal Bernini imponendo al busto un punto di vista che è definito dalle volute del plinto e che determinano per la figura un effetto quasi di apparizione istantanea (Bacchi, pp. 40-41). Per quanto riguarda la vicenda successiva del busto, il Fraschetti nel 1900 riporta la notizia che il Bernini stesso, nel 1640, avrebbe donato il marmo al cardinale Annibale Bentivoglio il quale a sua volta lo avrebbe passato al duca di Modena Francesco I: ma della presenza del busto nelle collezioni estensi non c’è riscontro documentario. La più antica voce che lo documenti nelle raccolte medicee tradizionalmente è riconosciuta nella testimonianza del viaggiatore inglese John Evelyn, che ricorda di averla vista agli Uffizi il 23 maggio 1645 (Montanari in Marmi vivi 2009, p. 329). Tuttavia Montanari fa notare che lo scritto dell’Evelyn si sovrappone letteralmente ad un passaggio del diario del francese Balthasar de Monconys, pubblicato nel 1665, ma risalente al 2 novembre 1646. Per tale motivazione lo studioso fissa a quest’ultima data il termine ante quem per la presenza della Costanza nella Galleria fiorentina. Contestualmente Montanari reputa plausibile l’ipotesi secondo la quale il neocardinale Giovan Carlo de’ Medici ricevette in regalo dallo stesso Bernini il celebre busto, in occasione della sua visita nell’atelier dell’artista avvenuta il 2 maggio 1645.
Scheda tecnica
| Titolo dell'opera | ritratto di Costanza Bonarelli |
|---|---|
| Autore | Bernini Gian Lorenzo |
| Data | 1637 - 1638 |
| Tecnica | marmo bianco/ scultura |
| Dimensioni | Larghezza 64.2cm Altezza 64.2cm |
| Inventari |
Inv. Sculture (Bargello) n. 81
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| Collezione | Museo del Bargello |