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Scene di caccia; duello; gioco a scacchi; musici

È uno dei pochi esemplari di tavola da gioco in avorio quattrocentesca pervenutaci, seppure sprovvista dei pezzi da gioco. Già nel 1895 Sangiorgi ne riconosce per la qualità, lo stato conservativo e le dimensioni, la preziosità. Essa si distingue per un intaglio estremamente raffinato e per una particolare attenzione ai dettagli. I comparti eburnei perimetrali indicano la chiave per comprendere l’opera: i vestimenti delle figure rinviano alla moda fiorita nel corso del XV secolo alla corte dei duchi di Borgogna, e possono essere confrontati con la coeva miniatura franco-fiamminga. Le scene di caccia possono esser confrontate con alcune immagini del libro d’ore “Heures à l’usage de France”, edito a Parigi nel 1498 (cfr. Chiesi in Ciseri 2018, p. 386). Datato unanimemente alla metà del XV secolo, il manufatto ha ricevuto pareri discordi quanto all’ambito di produzione, tanto da far ipotizzare anche un’origine composita. Dapprima riferito alla Borgogna per i rilievi e all’area orientale per le bande a intarsio (Sangiorgi 1895), è stato attribuito a un artista italiano in contatto con l’ambiente francese (Vaccari 2004). Sanvito ha proposto di ricondurre l’oggetto a un atelier, forse veneziano, aggiornato sui modi dell’arte borgognona (2000). Koechlin avvicinava il manufatto ai cofanetti e ai pettini eseguiti nelle Fiandre o nel nord della Francia a metà Quattrocento per affinità stilistiche e per la presenza di comuni elementi ornamentali (1924). Quanto alla parte lavorata alla certosina, la attribuiva a un atelier italiano attivo in Francia. Nel 2010 Nuttall ipotizzava che le singole parti fossero state realizzate in aree diverse: i rilievi della cornice da una manifattura borgognana o dei Paes Bassi meridionali; le fasce a intarsio in ambito italiano o spagnolo. Chiesi si allontana da questa proposta, perché seppure sia plausibile il contributo di più mani, “l’evidenza materiale conferma una lavorazione omogenea e uniforme”, come nei dettagli della serratura, coerente con una fabbricazione nord-europea alla metà del XV secolo, o dell’incastro di precisione eseguito per nascondere le cerniere sul lato del tric-trac (cfr. Chiesi in Ciseri 2018, p. 387). La studiosa ritiene l’opera sia realizzata da più mani, ma appartenenti a un unico centro artistico con il coinvolgimento di più specialisti. Riferisce il manufatto all’ambito fiammigo verso la metà del XV secolo in “risposta a una preziosa commissione di corte” (Ivi). Si ignorano i passaggi collezionistici precedenti al lascito Carrand (1888). Nuttall ha dato una lettura simbolica dell’opera, proponendo di riconoscervi un dono nuziale. Avvicinabile alla coeva produzione franco-fiamminga di confanetti in avorio, è stato anche accostato ad una scacchiera di manifattura veneziana, conservata al Kunstgewerbemuseum di Berlino

Scheda tecnica

Titolo dell'opera Scene di caccia; duello; gioco a scacchi; musici
Data 1450 - 1480
Tecnica avorio/ intaglio, legno di ebano/ intaglio, pittura, osso/ intaglio, pittura
Dimensioni Larghezza 65.5cm Altezza 65.5cm
Inventari
Inv. Collezione Carrand (Bargello) n. 155
Collezione Museo del Bargello