Eros, personificazione divina dell’amore, perse nel corso del medioevo il connotato iconografico classico del puer alatus, trasformandosi nel “grazioso sire” boccaccesco, le Dieu Amour coronato e sontuosamente vestito che brandendo il suo arco, fonte di virtù, colpiva solo i cuori più nobili.
A partire dal XIV secolo, divenne protagonista indiscusso in miniature, arazzi e soprattutto una serie di oggetti eburnei d’uso quotidiano quali: pettini, valve di specchio, cofanetti, pegni d’amore scambiati in occasione di nozze o fidanzamenti, veri e propri status symbol di quella classe aristocratica che alla letteratura cortese si ispirava.
La ricca collezione Carrand, che raccoglie oltre duecentocinquanta pezzi in avorio, vanta ben nove valve di specchio diverse per stile, iconografia e decorazione.
Come gli specchietti da borsetta moderni, anche le custodie trecentesche erano pensate per proteggere all’interno una superficie specchiante costituita da lastre metalliche in stagno, argento o addirittura oro e si chiudevano tramite laccetti oppure con un sistema di incastro a vite.
Fra le valve del Bargello, degna di nota è quella decorata con l’Assalto al Castello d’Amore (inv. 126 C), un tema iconografico molto caro agli intagliatori di avorio d’oltralpe.
La divinità, dall’alto al castello, lancia i suoi dardi mentre un torneo di cavalieri si svolge sotto le mura. Alla giostra a cavallo assiste un gruppo di nobildonne intente a lanciare rose ai paladini.
Due giovani abbarbicati su alberi suonano le trombe per dare l’annuncio, mentre quattro leoni disposti simmetricamente cingono la cornice esterna. Le panoplie indossate dai milites intenti nel combattimento, in particolare la tipologia degli elmi con i relativi cimieri, l’uso delle ailettes e delle armature in maglia, suggeriscono una datazione ascrivibile alla prima metà del XIV secolo. Il milieu di produzione, inoltre, fu sicuramente francese, come conferma l’analisi comparativa con esemplari conservati al Bargello e in altri musei europei.
C.B.